“L’America pupa è ben altro credimi…”

 “L’America pupa è ben altro credimi. E ora te lo spiego. Quello che abbiamo ce lo teniamo, è Dio che ce l’ha dato e guai a chi si prova a toccarlo, ma se lasciamo fare a Quelli, ci sflilano le mutande e ci portano alla fame come nel Biafra. E allora No! Meglio gettare l’atomica, fare terra bruciata. Da noi si brucia il grano quando ce n’è troppo.. Tutto. Da noi si brucia tutto ciò che non si può vendere… Questa è la legge amica mia… Non hai soldi? Vattene! Questa è politica… Una volta le cose erano diverse, eravamo una nazione giovane… l’America era americana.. Tutti per uno, uno per tutti…”

 

- Queste sono le parole di Mr. FREEDOOM, supereroe incrocio tra uno sceriffo texano, il gigante egoista, Superman/Capitan America, e un vitaminizzato footbal player protagonista del film omonimo Mr.FREEDOOM, (1969) di William Klein.
Questa lettura è dunque dedicata a William Klein, in modo particolare alla sua opera prima “Life is Good and Good for You in New York” (1954-1956)

Autore troppo vasto per essere affrontato tutto nello spazio di un articolo, mi limitero dunque a presentarvi il suo primo reportage, che è anche il più famoso, da cui è stato ricavato il volume “NEW YORK”, edito per la prima volta a Ginevra nel 1956, che è il nome comune con il quale viene chiamato “Life is Good and Good for You in New York” per il quale, sempre nello stesso anno, Klein ricevette il prestigioso premio Nadar. William Klein è nato a New York nel 1928, figlio di una povera famiglia di immagrati ungheresi d’origine ebraica. Cresciuto nelle “mean streets” di Manhattan negli anni trenta, impara da subito a conoscere miseria, razzismo e violenza. A diciotto anni decide di lasciare gli studi, malgrado avesso ottenuto fin da piccolo risultati brillanti, si arruola nell’esercito, solgendo il suo servizio di stanza in Germania e poi a Parigi per i due anni successivi.
A vent’anni, nel 1948, si congeda dall’esercito e decide di rimanere a Parigi, dove era di stanza, per intraprendere l’attività di pittore. 

Nel 1954 Klein ritorna nelle città della sua infanzia e giovinezza, dopo aver provato la vita di pittore a Parigi. L’art director di Vogue, Alexander Liberman had agreed to pay him to photograph the city for a few months, malgrado egli non abbia alcuna dimestichezza con la macchina fotografica. Il risultato fu una accurata documentazione della città che lo spinse ad esplorare il caos urbano come mai nessuno prima e che il gruppo Conde Nast non volle mai pubblicare. La sua devastante visione delle fotografia era influenzata dal lavoro di due altri grandissimi autori della fotografia Weegee e Robert Frank; ma era anche rottura con tutti gli schemi precedenti su luce, composizione, interazione con soggetto. Un lavoro in diretta opposizione con lo stile elegante e discreto della borghesia europea della fotografia, tanto ben rappresentata dal tradizionale e più “tranquillo” lavoro di Henri Cartier Bresso. 

Dalla rottura delle regole convenzionali della fotografia non appare “la vie en rose” di una città, NY, appunto al massimo del suo splendore, ma una visione iconoclasta ed esplosiva delle violente contraddizioni che scuotono l’america degli anni ‘50.
Klein affronta la città con un grandagolo, scatti rubati, presi di sfuggita da qualche angolo, nel tempo del rosso di un semaforo, tra la folla; immagini taglianti, contrastate, stampate con ruvidezza.
Tutto questo lavoro compone una elegia sottile, una sorta di dichiarazione d’amore verso la città di nascita, nei panni di una crudele, furiosa satira della società americana.

There are a lot of things happening in my work.
I have this sense of tragic absurdity with a sort of black
jewish humor mixed with my own graphic sense.” 

La dura bellezza della cruda narrazione di NewYork non ha precedenti nella storia della fotografia, e neppure successori. Non ci saranno mai emuli del lessico di Klein, visivamente troppo sincretico per essere riprodotto perfino da Klein stesso, con rammarico debbo dire che gli altri grandi volumi, anch’essi destinati ad una citta, come Mosca, Roma e Parigi non furono mai all’altezza del primo, non furono mai neppure un lontano bagliore rispetto a quella stella brillante che fu NEWYORK. Di quel periodo Klein racconta: “era come se fossi un etnografo: trattavo i newyorkesi come un esploratore tratterebbe uno Zulu. Cercavo lo scatto più crudo, il grado zero della fotografia.” Naturalmente in America il “lavoro” di Klein non piacque, tanto che non trovò ne editore ne pubblico. Appena presentato fu uno scandalo… gli americani non si riconoscevano nelle foto di Klein. Lo criticavano e lo disprezzavano, altri addirittura gli davano dell’incompetente per come si vedevano essere per la prima volta; per questo suo reportage e per altre sue posizioni Klein negli USA fu vittima dell’ostracismo più assoluto. Ritornato a Parigi Klein, realizzò il suo libro, di cui è allegata la scheda bibliografica, pubblicato in Svizzera grazie all’interessamento di Chris Marker. Il successo era dietro l’angolo: il libro, come ho già detto, vince il premio Nadar e Klein diventò famoso in tutto il mondo.
Soltanto nel 1995, quando oramai Klein era divenuto una icona della fotografia, nacque in America un timido tentativo di riabilitazione. Venne infatti editato per la prima volta negli USA, la pietra dello scandalo; NY. Oggi è costume invalso nelle biografie d’oltre oceano omettere questi fatti, tanto che molte carriere e storie personali di artisti scomodi appaiono inspiegabili. Dopo l’abile riscrittura della storia di W.E. Smith, e della sua riabilitazione post mortem, auguriamo a Klein lunga, lunghissima vita. 

Fu così che klein ebbe a inventare l‘“action-photography” :
“Molto consapevolmente ho fatto il contrario di quello che si faceva. Pensavo che il fuori campo, il caso, l’utilizzazione dell’incidente, un altro rapporto con l’apparecchio avrebbero permesso di liberare l’immagine fotografica. Ci sono cose che solo un apparecchio fotografico può fare 

“ […] L’apparecchio ha moltissime possibilità che non sono sfruttate. Ma questa è la fotografia. L’apparecchio può sorprenderci, bisogna aiutarlo […] ” 

Proprio il libro “New York”, pubblicato in Italia llo stesso anno della prima edizione ginevrina, spinge Federico Fellini a chiamare Klein come assistente sul set di “Le notti di Cabiria”. Per Klein è la possibilità di stare accanto ad un altro genio visionario e, contemporaneamente, è il suo primo incontro con il cinema. A “NY” seguono altri volumi, sempre incentrati su una città ROMA (1957), MOSCA (1961), TOKIO (1962). Tutti i libri sono caratterizzati da immagini forti, fortessime, grezze, sgranate, rubate, come fosse un Klein un rapace con la sua preda. Ma l’infinita magia di “NY” si è persa, Klein raccontando mondi non suoi non riuscirà più a ritrovarla, è ormai autore, copia di se stesso, grande, grandissimo artista, ma applica Klein a ciò che Klein non è, e non può diventare. Dal 1955 al 1965 lavora per Vogue preferndo fotografare i modelli on location. Non nutre un particolare interesse per i vestiti o per la moda in genere. “sfrutta questa opportunità per fare ricerche nel processo fotografico introducendo nuove tecniche nella fotografia del settore come obiettivi a campo lungo e grandangoli, esposizioni lunghe unite ad esposizioni istantanee e multiple – rinnovando la fotografia legata al mondo della moda.”
Il cinema orami ha pervaso l’animo di Klein, è questo il suo nuovo demone. 

Dal 1965 fino ai primi anni 80, abbandona la fotografia per dedicarsi esclusivamente alla realizzazione di film (lungo e cortometraggi) e documentari: 

  • “Broadway by light” (1958), 
  • “Who are you Polly Maggoo?” (1966), 
  • “Mr. Freedom”, 
  • “Muhammad Ali the Greatest”, 
  • “The little Richard story” (1979), 
  • “The Messiah” (1999). 

 Nel 1980 finalmente lo stile Klein dei primi anni ‘50 diviene di moda nel modo dell’immagine. Il gusto fotografico di quegli anni è lo stesso del Klein ragazzo: realizzare primi piani sfruttando gli obiettivi grandangolari. Riprende a pubblicare con CLOSE UP (1989), a cui seguira TORINO 90 (1990), WILLIAM KLEIN FILM (1998) e PARIS+KLEIN (2002). Riceve il premio Hasselblad, il premio Agfa-Bayer/Hugo, il Guggenheim Award negli USA, il Prand Prix National in Francia, il Kultur Preis e il Prix Agfa-Erfurt in Germania, e vengono realizzate diverse retrospettive dei suoi film a New York e in Giappone.
Realizza successivamente “In & Out of Fashion”, un progetto che coinvolgeva diverse arti come il disegno la fotografia e i video e la mostra viene esibita contemporaneamente a Londra, Parigi e New York. Nel 1997 fotografa di nuovo la sua città natale e realizza mostre a Parigi e Barcellona. 

Nel 1999 la Royal Photographic Society di Londra decide di premiarlo con “Medal of the Century”.
Pittore, fotografo, cineasta, grafico, Klein è un vero e proprio ‘Americano a Parigi’, dove attualmente vive e lavora. 

Film e documentari
• Broadway by Light (1958)
• Les troubles de la circulation (1962)
• Le buisness et la mode (1962)
• Les français et la politique (1962)
• Gare de Lyon (1963)
• Aux grands magasins’ (1964)
• Qui etes-vous, Polly Maggoo ? (1966) :
• Loin du Viêt Nam (1967) : film collettivo (Godard, Marker, Lelouch)
• Muhammad Ali, the Greatest (1969) : Float Like a Butterfly, Sting Like a Bee
• Mr Freedom (1969)
• Eldridge Cleaver’ (1970) : Les black Panthers
• Hollywood, California: A Loser’s Opera’ (1977)
• Le couple témoin (1977)
• Grands soirs & petits matins (1978) :
• The Little Richard Story (1980) :
• The French (1982) :
• Contacts (1983) :
• Ralentis (1984)
• Mode in France (1984) : documentaire sur le monde de la mode
• Babilée ‘91 (1992) : balletto filmato
• In and out of fashion (1994)
• Le Messie (1999) : Le messie de Haendël
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NDR - Normalmente quando mi trovo a fare conferenze o a presentare ai miei studenti il lavoro di Klein uso dalle 30 alle 60 immagini per il solo NY, dovendo ridurre e di molto le immagine presentate ho scelto secondo gusto e passione, avrei certamente potuto essere più obiettivo e rappresentare meglio il lavoro di Klein, ma ho fatto questo a scelta banalmente di “cuore” e non di “testa”. 

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Klein, William
Life is good & good for you in New York. [Design William Klein].
Genève / 1956 / first French edition / cb. / 4° / ill. / NN / Photographie - Monographie - USA - New York - uv / Other ed.: Milano 1956. - Generously illustrated with reproductions of Klein’s gritty photographs.

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