Immagini controverse

“Controverses, une histoire juridique et éthique de la photographie”

Con questo bel titolo colgo l’occasione per presentarvi il volume omonimo della casa editrice francese “Actes Sud”.

Volume difficile,  testo difficile, tanto che sono stato piuttosto in dubbio se scriverne o meno, particolarmente in lingua italiana, per un pubblico italiano, vista l’arretratezza del dibattito sul media fotografia che accumuna artisti ed intellettuali nel nostro paese. Pertanto premetto che mi voglio scientemente tener lontano dalle puerili polemiche, piene di diversi gradi di pruderie dei tanti che hanno ‘maneggiato’ su siti, blog, giornali e riviste il contenuto di questo libro fin dalla sua apparizione.

Qualcuno di voi certamente sa come alcune di queste immagini sono state usate anche in una galleria de ‘La Repubblica’, senza ch ela testata minimamente menzionasse la fonte, galleria virtuale che era copia di un’altra galleria del quotidiano online francese ‘20 minutes’, che invece riportava almeno l’origine del lavoro.

Controverses, une histoire juridique et éthique de la photographie
di Daniel Girardin e Christian Picker
Casa editrice ACTES SUD
Aprile 2008 / 22 x 28 / 320 pagine
ISBN 978-2-7427-7432-6 / AS5938
prezzo indicativo : 45,00 €

Dalla sua invenzione, nel 1839, almeno ufficiale, anche se su questo fatto, accettato e in buona sostanza concordato come vero, ma assai probabilmente, se non quasi certamente falso, la FOTOGRAFIA è stato al centro di numerose controversie. Tutto ebbe inizio già nel lontano 1840 con una polemica di Hippolyte Bayard che mette in scena la sua esecuzione in un autoritratto per denunciare l’ingiustizia di cui reputa d’essser vittima : praticamente messo in ombra da Daguerre malgrado il suo processo fotografico sia assolutamente più rivoluzionario di quello del suo rivale. In un cliché, Bayard concentra, senza saperlo, tutte gli elementi delle polemiche a venire: il riconoscimento dello statuto di autore, la falsificazione e i temi taboo. Un solo anno dopo la sua nascita la fotografia si scopre già scandalosa.

Controverses, une histoire juridique et éthique de la photographie è un’opera appassionante che racconta attraverso 73 immagini, più o meno celebri, i grandi scandali fotografici. Oltre a foto molto conosciute e relative polemiche, come ad esempio le finte provocazioni di Toscani per Benetton,  i prigionieri umiliati di Abou Ghraïb, lo scandalo “Jock Sturges vs FBI”. Questo volume racconta diversi aspetti tragici ed oscuri di un’arte divenuta tanto popolare e condivisa, da essere certamente tra le arti applicati quella più praticata.

Il volume è stato realizzato da :

  • DANIEL GIRARDINstorico dell’arte, curatore presso il Musée de l’Elysée, un museo dedicato alla fotografia con sede a Losanna in Svizzera. Commissario per in numerose rassegne di fotografia, è anche autore di diversi testi di storia e critica fotografica, tra cui : “Rodtchenko, la femme enjeu” (musée de l’Elysée, 1997), “Ella Maillart. Sur les routes de l’Orient” (Actes sud, 2003), “Petite(s) histoire(s) de la photographie à Lausanne” (Payot, 2002).
  • CHRISTIAN PIRKER - avvocato svizzero diplomato alla “Ecole du Louvre”. Specialista in questioni di diritto concernenti l’arte ed il suo mercato. Fotografo e collezionista d’arte a sua volta;

Per chiunque fosse interessato a vedere le 73 foto presentate in «Controverses» e si fosse perso la mostra a Losanna, ecco una buona occasione per venire a Parigi. Dal 3 marzo al 24 maggio saranno esposte in una mostra omonima alla Bibliothèque Nationale de France.
Nel frattempo ecco un assaggio, una mia selezione.

  • Nota bene: Alcune immagini potranno risultare difficili da guardare, ma non mi sono sentito di censurare troppo lo spirito del volume con una galleria troppo edulcorata.

LEWIS CARROL
Alice as a Beggar Child, 1859

In questa fotografia Alice Liddell, musa di Carrol e si vuole anche ispiratrice di «Alice nel paese delle meraviglie», viene ritratta dall’artista in un timido accenno di nudo che lascia intravedere un accenno di seno. L’ambiguità di questa foto, certo più presente nell’occhio di Carrol che in Alice, gioca su un tema delicato e spinoso come la fascinazione infantile. Onestamente l’ossessione del Carrol fotografo sminuisce l’idea del Carrol scrittore, egli nel suo approccio al mondo dell’infanzia lascia intravedere solo i suoi incubi di adulto e una qual certa mediocrità di visione.

ANDRES SERRANO
Piss Christ, 1987

Vittima della follia iconoclasta di due adolescenti,  quest’opera dopo un decennio di polemiche venne distrutta a martellate durante una esposizione presso la National Gallery di Melbourne.

L’opera in buona sostanza dovrebbe rappresentare un crocifisso immerso in un  mélange di urina e sangue di vacca. Ma più di tutto a scatenare le mille polemiche che accompagnarono la vita di questa opera fu certamente il titolo,  «Piss Christ» ritenuto da molti blasfemo.

Salvo il voler rispettare qualsivoglia forma di religiosità, quando questa confinata nell’ambito di una esperienza personale non abbia risvolti nella vita civile e sociale, mi sembra che la cosa veramente blasfema non sia l’urina e il sangue, luoghi come un altro per un crocifisso, ma il fatto che da quando c’è un unico dio nella storia dell’occidente, che sia il dio dei Cristiani, degli Ebrei o dei Musulmani, si è sempre ucciso nel suo nome. Questo si lo trovo blasfemo.

FRANCK FOURNIER
Omayra Sanchez, Colombie, 1985

Imprigionata dalle macerie prodotte dai crolli che seguirono la devastante eruzione di un vulcano, questa giovane dal nome bellissimo di Omayra divenne per un attimo agli occhi del mondo icona di una tragedia.
Malgrado le critiche che molti gli mossero, Fournier si difese dicendo che cio che è insopportabile da vedere e sapere non può essere nascosto dalla censura. Evidentemente non comprende il senso della sua immagine.

Che una tragedia vada documentata non vè dubbio, io stesso sovente non riesco a vedere delle foto che ho preso, ma eisistono dei limiti che trascendono il racconto, e si perdono nel morboso. Questo viso nulla aggiunge alla storia e alla coscienza di quella tragedia, specula solo invece.
Per questo motivo non ho stima per questo fotografo francese, non per l’atto di sciacallaggio di una immagine rispetto ad un altra.

In certo reportage duro, intenso, è NECESSARIO spingersi oltre quel limite estremo che la compassione e l’empatia ci detta. Trovo triste che abbia narrato la vita di una bambina attraverso la sua morte.
Ben inteso, è una foto che io avrei fatto, ma per il mio cuore, per mio figlio o per mia moglie, per i miei amici, per le persone con cui potessi parlare e raccontare il vuoto di quegli occhi come se potessi farlo mio. Ma non l’avrei pubblicata, mi tocca nel profondo, e soprattutto anche pubblicandola, mai avrei accettato di essere premiato per una immagine così. Frank Fournier ha infatti vinto il World Presso Photo nella sezione ritratto con ma foto di Omayra.
No, non riesco a concedere a quest’uomo ne stima e rispetto. La sua voce in questa immagine mi sembra silente, non riesco a vedere altro che lo sciacallo nelle vesti di un uomo.

MICHAEL LIGHT
OAK, 8,9 Megatons, Enewetak Atoll 1958

Pubblicata dai National Archives del governo americano,  questa fotografia si è trasformata come per magia catartica in opera d’arte. Stampata in grande formato è diventua poster, o in piccolo formato cartoline, comunque icona di un mondo sull’orlo del baratro.

Testimone di un epoca, quella della guerra fredda, è una delle molte immagini dell’icona nefasta del potere atomico, eppure nel guardarla rimane più la curiosità per l’enormità dell’atto compiuto, più la meraviglia e lo stupore, che la riprovazione per gli esperimenti nucleari, che videro diversi luoghi del pianeta devastati dalla follia di alcuni imperi decadenti, quando questi scempi furono insufficienti, la ricerca nucleare non esitò neppure un secondo nell’utilizzare cavie umane….
Per non dimenticare.

ANNELIES STRBA
Sonja in her Bath, 1985

La Strba è una fotografia che si è fatta conoscere sulla scena dell’arte principalmente per la sua ricerca fotografica condotta sulla sua famiglia. Nel 1985 Annelies viene indagata per aver esposto in una galleria di Londra il ritratto di sua figlia, appena dodicenne nuda nella vasca da bagno.

Tacciata di pedofilia, questa fotografia, fu salvata da una giustizia quantomeno singolare che ne decretò il valore di opera d’arte, non in base alla foto di per se stessa, ma alla rispettabilità della galleria che la esponeva. Per quanto la mia posizione sull’uso dei bambini nelle immagini sia di estremo quanto personale rigore, ovvero sono personalmente contrario anche al solo riprenderli all’interno anche di semplici immagini di cronaca, e assolutamente contrario al loro uso come modelli anche vestiti, non riesco francamente a trovare in questa immagine alcunchè di neppure vagamente simile alla pedofilia, così come non si può assolutamente parlare di pedofilia nelle immagini assai più contestate di Stock Sturges.
Giudizio invece di fatto non applicabile al lavoro di Gross o al lavoro di Hamilton.

TODD MAISEL
The Hand, 9/11, New York, 2001

Malgrado i media americani si fossero accordati di non mostrare immagini sanguinose, ne cadaveri, ne scene di dolore e distruzione per commentare gli attentati dell’ 11 settembre, il «New York Daily News» decise lo stesso di pubblicare questa fotografia. Di membra strappate a forza dal corpo, con brandelli di carne attaccati all’estremità dell’amputazione i fotografi di guerra ne vedono e riprendono a iosa, ma sono quel genere di immagini che rarissimamente si vedono pubblicate.

Di solito per evocare il dramma della guerra si ricorre ad immagini meno truculente, meno orrorifiche, si tralasciano molte delle cose tipiche della guerra stessa, quelle cose che abbrutiscono in modo irreversibile i giovani soldati di oggi troppo educati da una versione della guerra made in Hollywood e assolutamente distante dall’orrore del reale. Un tocco di brutale verità, di assoluto realismo in un giorno di grandi montature mediatiche, anche se perfino la posizione del dito lascia qualche dubbio in un giorno di dubbi.

FRANCES GRIFFITHS
Fairy Offering Flowers to Iris, 1920

Tra le due guerre questa foto fece epoca in Gran Bretagna. Ovviamente si tratta di un grazioso fotomontaggio, le fatine, per quanto lo vorremmo, non esistono, ma quest’immagine fu lo stesso capce di far esplodere la mania per i fenomeni occulti, in un paese dalla già ricca tradizione esoterica. Negli anni ‘80 sarà poi la stessa persona ritratta a raccontare come fabbricò la figurina.  Malgrado ciò Frances, l’autrice continuò a sostenere che nel suo giardino di Cottingley, delle fatine vi vivessero realmente.

GARRY GROSS
Untitled, 1975

Questa purtroppo celebre foto di Brooke Shield giovanissima, bambina all’epoca di appena dieci anni, e già in buon sostanza ‘venduta’ dalla non troppo nobile mamma, per dollari, non pochi, come piccola entreneuse sulle pagine di PLAYBOY, mi lascia da sempre veramente sconcertato.

Foto brutta, servizio ancora più brutto, sudicio, di sapore disgustosamente amerikano, qui nall’accezione più deteriore del termine, ha di fatto un che di assolutamente pornografico. Truccata come una prostituta da film di serie B, una bambina di dieci anni fa il bagno nuda tra un trionfo del cattivo gusto, marmi pregiati e statuine pacchiane, vapore e telefoni bianchi.

La Shield adulta, imbarazzata da queste foto, e chi non lo sarebbe, non per la nudità in se di una decenne, che nessun sapore erotico ispira, ma per lo squallore del pensiero del fotografo, cercherà invano di riottenere il possesso dei negativi tramite una azione legale che vedrà lei sconfitta, e Gross il fotografo premiato dal giudizio fotografico del giudice che riconoscerà in queste immagini il segno dell’arte.
Noi ci limitiamo a vedere una brutta foto scattata da un fotografo dal dubbio immaginario.

ANONYME
Abou Ghraïb, Irak, 2004

Realizzata da un anonimo fotografo-soldato-aguzzino, questa immagine fa parte di una serie di una trentina di fotografia che testimoniano il trattamento dei prigionieri iracheni da parte dell’esercito americano. Alla vista di queste immagini il mondo dei media si scandalizzò a tal punto che il pensiero comune pensato da tutti i giornalisti americani sulla guerra in Irak comincio a mutare.

Curioso? Ridicolo? Osceno… ecco la parola esatta è osceno, quando già  tutti sapevano dell’uso sistematico della tortura, non questa, ma quella ‘vera’, completa nel suo repertorio di atrocità che di solito non possono essere date in immagine salvo pochi veri fotografi che ne sono capaci….

Il benpensante mondo WASP si scandalizza per questo tutto sommato innocente giochino. Attenzione per non troppo urtare la sensibilità del mondo pene e testicoli delle povere vittime irachene, vengono in buona sostanza fotoritoccati e resi invisibili, come le centinaia di migliaia di volti iracheni resi irriconoscibili dalla morte venuta per mano americana.

Con questa immagine concludo questo mio breve excursus su una pubblicazione e su una serie di esposizioni a questa connesse che non mancheranno di suscitare ancora polemiche. Se qualcuno si sente indignato, questo era il mio intento, risvegliar coscienze.

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