Wrappings
2005
WRAPPINGS - 2005
Strati di senso, forme del disvelamento. È un paradosso: più si va avanti, più si torna indietro.
Io sono nato vecchio — con il passo già stanco e gli occhi pieni di nostalgia per ciò che non avevo ancora vissuto. Morirò giovane, invece, con lo sguardo impaziente, pronto a inseguire ancora l’ombra di un’immagine, il riflesso su una pozzanghera, l’eco di una luce. Mi piace cadere. Mi piace iniziare una ricerca e non sapere dove andrò a finire: è lì che il senso si svela, nello scarto tra l’intenzione e la deriva.
Ogni nuovo progetto e’ una porta spalancata sul vuoto. Un salto. Un inciampo poetico. E talvolta si esaurisce in una unica singola immagine.
Wrappings nasce così. Wrappings è questo: un vagare attraverso strati. Strati visivi, mentali, emotivi. Strati che non si impilano, ma si inseguono, si avvolgono, si contraddicono. Come i miei diari – cartacei, visivi, mentali – sono pieni fino all’orlo, attraversati da uno sciame di idee che ronzano insistenti, chiedendo forma, voce, immagine. Alcune restano lì, a dormire nell’inchiostro, altre si ribellano alla coerenza. Si aggregano per affinità sottili: una luce, una postura, una rottura. Le raccolgo così, e le chiamo Wrappings.
Nel mio archivio visivo coesistono mondi. Ci sono i grandi progetti narrativi – quelli che si sviluppano nel tempo, attraversano geografie, scavano nella memoria. Ma accanto a questi vivono forme più libere, più impulsive: piccole incursioni nel presente, nel dubbio, nel sogno.
Wrappings e’ proprio questo: rapide scorribande, improvvisi bagliori. Non raccontano storie compiute, ma offrono spiragli. Sono fotografie epifaniche, fugaci, a volte disturbanti. Immagini che non vogliono spiegare, ma restare lì, sospese, come una domanda senza punto interrogativo. Qualche volta la formula di un grande progetto all’anno mi va stretta. Preferisco lasciarmi attraversare da ciò che accade. Ci sono serie narrative, certo — ma accanto a queste, minuscoli portfolio composti da pochissime immagini, come fenditure di luce tra le tende. Non sempre racconto una storia: talvolta racconto il mio modo di sentire il tempo in modo più nudo più schietto: la memoria, l’assenza.
Racconto il piacere del non-finito, dell’interrotto, dell’ambiguo. Racconto l’attrito tra ciò che vedo e ciò che non so. Wrappings non è un lavoro coerente: è un sistema di scosse, una costellazione di brevi bagliori dove ogni immagine è una soglia.
WRAPPINGS - 2005
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WRAPPINGS - 2005
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