La Città e la memoria
2003
Diomira
Partendosi di là e andando tre giornate verso levante, l'uomo si trova a Diomira, città con sessanta cupole d'argento, statue in bronzo di tutti gli dei, vie lastricate in stagno, un teatro di cristallo, un gallo d'oro che canta ogni mattina su una torre. Tutte queste bellezze il viaggiatore già conosce per averle viste anche in altre città. Ma la proprietà di questa è che chi vi arriva una sera di settembre, quando le giornate s'accorciano e le lampade multicolori s'accendono tutte insieme sulle porte delle friggitorie, e da una terrazza una voce di donna grida: uh!, gli viene da invidiare quelli che ora pensano d'aver già vissuto una sera uguale a questa e d'esser stati quella volta felici.
Italo Calvino, Le Città invisibili.
« [...] aggirarsi per una città dimenticata e persa... quella città era in quel momento, per me , la cosa più distante che potesse esserci dalla mia amata Roma, dove pare che il tempo abbia poggiato una mano amica sopra ogni cosa. Terni, invece soffriva il tempo passato come soffriva il tempo metereologico; stantia l'aria, stantie le atmosfere che trasudavano dalle case dismesse, dai vicoli lasciati a se stessi, ai gatti e alle erbacce. Se c'era stata una vita qui, un tempo passato, anche se passato di recente, anche se passato appena ieri, ecco oggi non ve ne era più traccia alcuna. Come avrei potuto amare un luogo da ricordare quando io stesso non avevo ancora vissuto abbastanza per avere dei ricordi ? [...} »