Land

1999


Il paesaggio impossibile di Luigi Ghirri

Giordano Bruno dice che le immagini «sono enigmi che si risolvono col cuore». A chi mi chiede a volte che cosa sia la fotografia rispondo con questa frase perché, tra le possibili risposte anche pertinenti, ma comunque sempre un po’ parziali e restrittive, questa mi pare che sia, nella sostanza, la più vicina a quello che penso. Questa frase potrebbe apparire anche come una felice semplificazione ad effetto, penso invece che indichi il modo più giusto di relazionarsi non solo con le immagini e quindi anche con le fotografie, ma anche con altri innumerevoli misteri dello sguardo.
Forse è questo il sentimento che mi guida quando guardo un paesaggio, le linee di un volto, i volumi di un’architettura, le superfici colorate di un muro, le luci incerte di qualche notturno o la strana armonia che le nuvole donano ad ogni paesaggio del mondo.
È difficile dire perché una stanza, le pietre di una strada, un angolo di giardino mai visto, un muro, un colore, uno spazio, una casa diventino improvvisamente familiari, nostri. Sentiamo che abbiamo abitato questi luoghi, una sintonia totale ci fa dimenticare che tutto questo esisteva e continuerà ad esistere al di là dei nostri sguardi.
Mettendoli in fila, uno dopo l’altro, questi luoghi formano una specie di sequenza strana fatta di pietre, chiese, gesti, luci, nebbie, rami coperti di brina, mari azzurri; diventano il nostro paesaggio impossibile, senza scala, senza un ordine geografico per orientarci; un groviglio di monumenti, luci, pensieri, oggetti, momenti, analogie formano il nostro paesaggio della mente che andiamo a cercare, anche inconsciamente, tutte le volte che guardiamo fuori da una finestra, nell’aperto del mondo esterno, come fossero i punti di un’immaginaria bussola che indica una direzione possibile.

(1989)

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